Associazione Culturale

L'ora

L'ORA Spettacolo teatrale ispirato a "Vite a scadenza" di Elias Canetti

 

L'opera è ambientata in un futuro non precisato, nel quale il modo di vivere della società è completamente diverso dal nostro: ad ogni persona, al momento della nascita, viene assegnato come nome un numero che ne indica la durata della vita. La morte non può sopravve­nire prima del raggiungimento di tale termine e ciò comporta che essa venga affrontata da tutti con grande naturalezza e serenità. Tale legge, non permettendo di fatto alcuna forma di assassinio, garantisce il
mantenimento di un apparente ordine ma atrofizza i sentimenti. Allo stesso tempo, essa fa sì che le  cosiddette "cifre alte" vengano considerate soggetti privilegiati in quanto destinati, senza un particolare merito, ad una più lunga prospettiva di vita. Questo "contratto" viene rappresentato fisicamente da una
"capsula" nella quale sono segretamente custoditi i giorni di nascita e morte.

TUTTO DIPENDE DALLA LEGGE DELL'ORA.

In questo clima di calma apparente, però, qualcosa sta per cambiare...


Quello di Elias Canetti è un teatro violentemente metaforico, grottesco, caricaturale. Un teatro etico, capace di fustigare i costumi di una società che vive di apparenza e vanità, vicino ormai all'autodistruzione dei sentimenti e della ragione, mostrandone l'assurdità, mettendoli in ridicolo, illuminandoli con dei riflettori quasi da circo equestre. Vite a scadenza, edito nel 1952, a cui si ispira lo spettacolo L'ORA, è ambientata in un mondo distopico, che richiama gli scenari di 1984 di Orwell o Fahrenheit 451 di Bradbury (quest'ultimo già messo in scena in passato dalla compagnia Gente Assurda), dove ogni persona, fin dalla nascita, conosce l'istante esatto della propria morte. Ogni individuo viene battezzato non con un nome, bensì con un numero, pari agli anni che è destinato a vivere. Quando verrà il suo momento il Capsulano, il grande Inquisitore-Cerimoniere, aprirà la capsula per confermare la reale coincidenza fra numero-nome e data del decesso. In questa società non vi sono più crimini violenti, ma l'ordine, la sicurezza, si pagano care con la disumanizzazione: ciascuno diventa sospettoso dell'altro, rinuncia ad ogni carica affettiva, a comunicare veramente, in una totale mancanza d'amore, in un mondo follemente prosciugato e sterilizzato dì ogni desiderio. La paranoia impedisce agli uomini di proiettare i loro affetti sulla realtà che li circonda, di guardare le cose, i corpi e i volti con passione e partecipazione. Ma qualcuno si ribella a questa vita senza umanità, a questo tempo "anestetizzato", caratterizzato dall'efficienza e dalla iper-specializzazione (è così lontano dal nostro?): e così Venticinque diventa fratello di Winston e di Montag, rivendica il proprio diritto a essere uomo, a provare emozioni, sentimenti. E paure, perché no? Certo, riappropriarsi della propria umanità può costare, è più facile credere ciò che ci viene imposto di credere. Anche se ci sfiora il sospetto che sia un inganno? Anche ingannando noi stessi? Anche rinunciando a essere Uomini? Forse è bene ricordare la celebre poesia di Kipling:


Se riesci ad occupare il tempo inesorabile Dando valore a ogni istante della vita, Il mondo è tuo, con tutto ciò che ha dentro, E, ancor di più, ragazzo mio, sei Uomo!                   

                                                                               da Se di Rudyard Kipling



                                                    

Solo apparentemente la morte è la protagonista, perché usando questa scatola magica, che Gente Assurda ha cercato di rendere colorata e frizzante e corredato di musiche appositamente composte, quello di cui Canetti ci parla è la vita e la libertà di scelta.

Rappresentato nel 2012.


PERSONAGGI E INTERPRETI

Venticinque

Manuel Zulian

L'amica di Venticinque

Marilena Marmo

Il Capsulano

Gianluca Moiser

Una madre

Isabella Castellini

Due colleghe

Isabella Castellini e Miriam Rebecchi

Un uomo, il dottor Quarantasei

Gianluca Moiser

Una donna, Quarantatre

Paola Pavese

Due signore

Marilena Marmo e Anna Galimberti

Le sorelle Alce

Miriam Rebecchi e Paola Pavese

Due vecchiette, Novantatre e Novantasei

Patrizia Pili e Anna Galimberti

Coro del Popolo

Tutti

Nonno e nipote (voci fuori campo)

Alessandro Bombardieri e  Beatrice Frigerio

Fotografo, Capsulina e Voce

Patrizia Pili

 




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